L'opera

Sestante di Ermes

Di Giancarlo Ermacora


Pietra piasentina

Si chiama "Sestante di Ermes" la scultura del friulano Giancarlo Ermacora, un inno alla geometria che allegerisce la pietra, snellisce linee verticali puntate verso la stella polare. I

l dio delle arti razionali è quel Mercurio a cui l'autore rimanda dipingendo nella piasentina un goniometro di sentimenti, punto di riferimento per chi dal microcosmo sa alzare lo sguardo al macrocosmo.

Giancarlo Ermacora

Italia - Friuli Venezia Giulia


Giancarlo Ermacora è nato a Magnano in Riviera, paese a cui è rimasto legato per tutta la vita, fino alla scomparsa nel 2003. 

La sua attività espositiva è iniziata nel 1975 e da allora l'artista ha ottenuto crescente successo in ambito nazionale ed internazionale, assieme ad altri grandi scultori friulani come Dino Basaldella, Luciano Ceschia, Gianni Grimaldi, con i quali Ermacora ha spesso collaborato in un clima d'intenso fervore artistico. 

Numerosi sono i monumenti che ci ha lasciato come testimonianza del suo valore e grazie alla qualità delle sue opere ha raggiunto da subito una meritata notorietà.

È stato insegnante di arte applicata presso l’Istituto statale d’arte di Udine dal 1964 al 1991. 

Scultore, ceramista e medaglista, ha esposto in mostre personali e collettive dal 1965. 

L’idea iniziale di un geometrismo assoluto, in forme circoscritte e definite, quale appare nelle prime medaglie degli anni Ottanta, pulite e con larghe campiture attraversate in superficie da brividi in bassorilievo, si completa più tardi con l’inserimento di parole in rilievo, a creare un dialettico gioco poetico. Il dialogo si fa più aspro e teso nel tempo, con le drammatiche Lacerazioni, con le Esplosioni che rappresentano, nella violenza delle forme spezzate, un grido angoscioso contro la guerra; grido che raggiunge vette di alta drammaticità nelle composizioni in ceramica e ferro dedicate allo storico, suggestivo Ponte sul fiume Neretva, barbaramente distrutto, stemperandosi e sublimandosi nella Stele per i morti di Mostar, capolavoro dello scultore in cui le istanze sociali e l’impegno umanitario sembrano offrire nuova linfa e portarlo a una composizione di perfetta fusione contenuto-forma.